In questo grande articolo sul Blog di PESC.it puoi leggere tanto sul tratto di costa dell’Agrigentino che va dalla località Cannatello, frazione di Agrigento, al comune di Porto Empedocle, proprio alle pendici delle alture sulle quali sorge il capoluogo.
Te ne parliamo con lo spirito del pescatore, perché questo blog è dedicato a te, e se ti piace, anche se ora non devi acquistar nulla, crea adesso il tuo account su PESC.it e darai alla nostra redazione la giusta ricompensa che a te però non costa nulla.
Pescare in provincia di Agrigento: surfcasting, spinning, bolognese
Nell’Agrigentino, gli amanti della pesca dalla spiaggia hanno tanto da poter fare e vedere. Noi ti parliamo di tre arenili, e l’interesse di chi pratica la bolognese e lo spinning.
Iniziamo ora con la pesca dalla spiaggia a surfcasting e a fondo, tecnica regina di questo tratto di costa anche per la bellezza delle spiagge plasmate da Madre Natura.
Dove pescare nell’agrigentino: La spiaggia delle Dune
Iniziamo la nostra visita da sud est per proseguire idealmente lungo la costa in direzione nord ovest. La prima tappa è una frazione del comune di Agrigento conosciuta come Località Cannatello, piccolo centro con un nucleo storico e un circondario con numerose case per le vacanze.
Se partiamo dal capoluogo agrigentino, per arrivare a Cannatello dobbiamo immetterci sulla SS115 (la statale che corre lungo l’intera costa sud occidentale siciliana) e proseguire in direzione Siracusa per circa tre chilometri. Arrivati all’incrocio di fronte al Grand Hotel dei Templi, svoltiamo a destra prendendo il Viale Cannatello e dopo averlo percorso per circa due chilometri troviamo una rotatoria. Seguiamo per Lido Cannatello, e dopo un paio di chilometri arriviamo in prossimità della costa. La strada piega verso destra fino a uno slargo con un’isoletta rotatoria: da qui ci immettiamo su una stradina sterrata che porta verso la spiaggia, dove possiamo approfittare di un comodo spazio per posteggiare l’auto. Alla nostra destra ecco la spiaggia delle Dune, nome dovuto alle montagnole di sabbia colonizzate dalla macchia.
Spiaggia delle dune e come fare pesca a fondo
La sabbia si presenta a grana quasi fine e il fondale è medio-basso. La spiaggia è esposta a sud ovest (libeccio) e i venti compresi tra maestrale e scirocco nella rosa dei venti possono generare buone mareggiate. Davanti all’estremità sud orientale troviamo una grande secca dove, dopo le mareggiate, i locali raccolgono la preziosa arenicola che prospera qualche spanna sotto la sabbia, alimentata dalle sostanze organiche scaricate in mare dalla vicina foce del fiume Naro. Anche con mare mosso riusciamo a individuare la secca e i suoi canaloni: in linea di massima, lì dove l’onda si forma e frange c’è un sollevamento del fondale mentre le aree sgombre da frangenze spumose indicano probabili buche o canali. All’interno delle buche si possono accumulare le sostanze organiche trasportate dalle correnti dunque far arrivare le nostre esche in questi punti significa incrociare le rotte di pascolo dei pesci e aumentare notevolmente le possibilità di far carniere.
Pescare spigole, saraghi e altri pesci: come fare
Durante la stagione fredda le condizioni di mare mosso richiamano la spigola comune (Dicentrarchus labrax), la spigola maculata (Dicentrarchus punctatis), il sarago e il grongo. Nonostante la piccola taglia delle spigole maculate, il più delle volte da rimettere prontamente in acqua, ogni tanto ci scappa il colpo con esemplari di cinque-sei etti. Di rado si arriva a un chilo. Tutt’altra storia con la spigola comune, specie nelle stagioni più fredde quando raggiunge comunemente i due chili con punte che sfiorano i quattro o cinque chili. Il carattere lunatico e imprevedibile del serranide ci impone una ricerca “a tutto campo”, sondando sia l’immediato sottoriva sia le frangenze più esterne. Tentiamola con la classica sardina, il cappellotto, l’americano, i tranci di calamaro o altri vermi di mare come il coreano o l’arenicola innescata in abbondanza.
I pennelli rocciosi alle estremità della spiaggia costituiscono un rifugio ideale per saraghi e gronghi i quali, al calar delle tenebre, con le giuste condizioni si muovono sul fondale sabbioso alla ricerca di cibo. Il grongo, spesso oltre il chilo, va tentato con l’innesco di una sardina senza testa che genera una scia odorosa irresistibile. Il sarago invece può essere catturato innescando coreano, arenicola e tranci di calamaro. In ogni caso serve attrezzatura ben calibrata e adatta ad affrontare onde o prede notevoli. Possiamo utilizzare canne di potenza fra i 140 e i 180 grammi ad azione di punta per lanciare e “lavorare” i pesci lontano da riva, e quelle ad azione più morbida per cercarli alle corte e medie distanze. Mulinelli affidabili e dal basso rapporto di recupero garantiscono potenza e trazione in misura necessaria a recuperare anche piombi ad alta tenuta come piramidi o spike, spesso necessari a causa delle forti correnti laterali (che tendono a scalzare qualsiasi altro tipo di zavorra). In bobina uno 0,28 ci sembra appropriato, soprattutto con piombi ad alta tenuta ma, pur aumentando i rischi, possiamo anche scendere a uno 0,23-0,24 per aumentare la sportività della cattura.
Terminali da pesca: qualche consiglio
Per la spigola utilizziamo un bracciolo unico, almeno 0,26-0,28, lungo dai 50 ai 100 centimetri, attaccato alla parte alta di un trave lungo circa 120-130 centimetri. Adeguiamo l’amo all’esca. Il grongo preferisce un innesco più statico e vicino al fondo sicché usiamo ancora un unico bracciolo ma attaccato alla parte bassa del trave e armato con un robusto Aberdeen del n. 2-4. Visti i micidiali dentini del “serpentone nero”, non sono esagerati diametri a partire dallo 0,35-0,40. Per il sarago nulla di meglio che un paternoster a braccioli corti di diametro fra lo 0,24 e lo 0,28 e amo proporzionato all’esca. Con mare calmo la musica cambia. Fra le prede viste finora l’unica che possiamo ritrovare in caccia anche con acque tranquille è il grongo (nelle stagioni fredde) e qualche sporadico sarago nelle immediate vicinanze del pennello roccioso, mentre per il resto faremo bene a concentrare le nostre mire sulle belle mormore che in queste condizioni pascolano a discrete distanze da riva. A dire il vero con mare mosso si può prendere anche qualche bel rigatino (mormora) di taglia davvero extralarge, ma questa è l’eccezione, non la regola. La prassi consiglia di tentarne la cattura durante la primavera e l’autunno, soprattutto con marea montante e fase lunare compresa fra il novilunio e il primo quarto.
Qui peschiamo anche le mormore
In questo caso tiriamo fuori dalla sacca attrezzi di potenza compresa fra i 120 e i 160 grammi. Carichiamo le bobine con uno 0,18 o uno 0,16 (per incrementare la gittata). Ci aiuta un buon parastrappi in multifibra, dal carico di rottura proporzionato al piombo, preceduto però da uno spezzone di 2 o 3 metri di lenza dal carico di rottura intermedio che funge da “ammortizzatore” fra il parastrappi e la lenza in bobina. è necessario per evitare rotture in fase di lancio dovute all’enorme divario in termini di carico fra i due elementi. In situazioni normali usiamo i classici travi a due braccioli medio-lunghi dello 0,17-0,20, rigorosamente fatti con il migliore fluorocarbon, ma se dobbiamo incrementare la distanza di lancio scegliamo quelli a singolo bracciolo di pari lunghezza e diametro. L’esca più adatta è l’arenicola, innescata su ami beack del n. 10, ma in mancanza d’altro possono funzionare anche il coreano e il tentacolo di calamaro innescato a calza. Il fatto che esista una sola via d’accesso è un punto a sfavore della spiaggia delle Dune, sebbene una delle postazioni più redditizie si trovi proprio in prossimità dell’area di sosta, in corrispondenza di un piccolo bunker. Dovremo faticare un po’ invece per raggiungere un’altra buona postazione che si trova a metà dell’arenile: ci aspetta una “passeggiata” di 300 metri con attrezzatura al seguito.
San Leone: nell’Agrigentino, un paradiso per chi pesca a surfcasting
San Leone è un centro balneare molto frequentato dagli agrigentini per le sue belle spiagge, da godere da maggio sino a novembre, e la sua vita mondana. I locali, infatti, hanno l’abitudine di tirare fino a notte fonda tra i tavoli di caffè e ristoranti sul lungomare dedicato ai giudici Falcone e Borsellino. Ma se scrutiamo la zona con gli occhi del pescatore sportivo, i motivi di interesse diventano la lunga spiaggia e il porticciolo.
La lunga spiaggia di San Leone, a sud est del centro abitato, è il naturale prosieguo della spiaggia delle Dune. A fare da spartiacque ci sono una piccola punta sabbiosa e un pennello roccioso artificiale che si “infila” in mare per parecchi metri.
Se arriviamo da Agrigento, si seguono le stesse indicazioni per Cannatello ma alla rotatoria si prosegue diritto anziché svoltare a sinistra. Poco più di un chilometro ci divide dal mare e una decisa curva verso destra ci immette sul Viale delle Dune, arteria che corre parallela alla spiaggia fino al centro del paese. Gli accessi alla spiaggia sono tanti e comodi.
Spiaggia di San Leone: le caratteristiche
Sebbene le due spiagge siano pressocché attaccate, il loro fondale ha caratteristiche assai diverse e qui troviamo la classica configurazione a barre e canali paralleli alla costa. Una prima barra (barra intertidale) è a circa 30 metri dalla battigia mentre la seconda si trova a ben 130-140 metri. Tra il bagnasciuga e la prima barra il fondale è in media di due metri e, durante le mareggiate, troviamo spigole e saraghi. Tra la prima barra e la seconda la profondità aumenta sensibilmente tanto che la zona è frequentata soprattutto da mormore e orate al pascolo.
Pescare a Agrigento: consigli per canne, esche, e terminali per la spiaggia
Cerchiamo sarago e spigola con le stesse attrezzature utilizzate a Cannatello, sondando però la zona che va dal gradino di risacca fino alla risalita della prima barra. Se puntiamo alle mormore sarà buona norma dedicare una canna più “leggera” per pescare fino a metà del secondo canale e una più prestante per lanciare lontano. Per l’orata dobbiamo rivedere attrezzi e terminali: canne “leggere” intorno ai 130-140 grammi, necessariamente ad azione di punta, oltre a telescopiche (le “supertele”) da circa 160 grammi, in grado di lanciare l’esca, con un beach bomb da 5 once o da 150 grammi, a distanze eccezionali. In bobina ci serve uno 0,23-0,24.
Come terminale scegliamo un classico long-arm, meglio se scorrevole, anche se questo ci costa qualche metro sulla gittata del lancio. La lunghezza del bracciolo, di diametro fra lo 0,22 e lo 0,24, varia da 120 centimetri a un massimo di 2 metri e l’amo va scelto fra i beack a filo robusto nelle numerazioni dal 2 all’8.
Se hai carenza di tempo, qui scopri tutti i terminali da pesca in mare pronti all’uso.
I bocconi prediletti dall’orata sono arenicola e bibi ma possiamo anche fare qualche tentativo con l’americano o con bivalvi come il cannolicchio o il cardium.
Tipiche di questi fondali sono le gustose triglie, da ricercare nei pressi della prima barra con attrezzature e terminali “leggeri”, e i gronghi che sembrano concentrarsi a metà spiagia dove, a detta dei locali, si sarebbe inabissato un aereo militare durante l’ultima grande guerra, divenendo con il tempo un ottimo rifugio per questi serpentoni che qui assumono taglie davvero di tutto rispetto. Se ci spostiamo verso il centro di San Leone la spiaggia cambia aspetto: le barriere rocciose artificiali poste a qualche decina di metri dalla battigia impediscono, infatti, ogni tentativo di pesca dalla spiaggia, tranne in alcuni punti dove con mare mosso possiamo a buona ragione lanciare a saraghi e spigole vicino alle poche aperture fra le scogliere.
La spiaggia di Lido Marinella: peschiamo a surfcasting
Lasciamo San Leone per Porto Empedocle, dirigendoci verso l’ultima delle tre spiagge per gli amanti del surf casting, Lido Marinella. Per raggiungerla utilizziamo ancora una volta la SS106, in direzione di Trapani. Dopo aver oltrepassato il centro abitato di Porto Empedocle, percorriamo la statale per altri 2 chilometri fino ad arrivare su un viadotto da dove dominiamo l’arenile (alla nostra sinistra). Lasciamo la statale per la strada che scende verso la spiaggia con un lungo e ampio tornante. Nel caso degli arenili dell’Agrigentino, il detto “stessa spiaggia stesso mare” è del tutto fuori luogo e il Lido Marinella è la riprova dell’eterogeneità di questa costa: una mezzaluna di circa 2 chilometri di lunghezza, larga per buona parte 100 metri, con battigia quasi pianeggiante.
Dove è meglio andare a pescare a Lido Marinella (Agrigento?)
Il particolare profilo a mezzaluna regala ben tre esposizioni: la parte centrale guarda a sud, quella orientale a sud ovest e quella occidentale a sud est, senza tener conto dell’ultimo breve tratto che è addirittura rivolto a nord est. Questa peculiarità ci permette di affrontare una battuta di surfcasting con mareggiate provenienti da qualsiasi direzione, a patto che le alghe non vengano mosse dalla corrente o dai marosi arrivando a ridosso della battigia. Evento in cui siamo incappati noi, avendo dovuto combattere per ore con un impressionante tappeto di alghe mosso da una forte mareggiata da ponente. Per restare correttamente in pesca abbiamo provato di tutto, sia i monofili conici sia le piramidi lanciate con filo diretto (senza shock leader). E anche le lunghissime canne da 5 metri non sono servite. Abbiamo quindi deciso di puntare sul settore occidentale per riparare dal ponente e in parte dal libeccio, e su quello orientale per tentare la pescata con mareggiata di scirocco in atto, anche perché il lungo molo del vicino porto commerciale smorza il moto ondoso.
Per arrivare ai diversi settori bisogna scegliere strade diverse: per la zona occidentale percorriamo il lungomare Nettuno in località Punta Piccola e svoltiamo a destra al primo incrocio che incontriamo una volta usciti dalla statale. Il settore orientale può essere facilmente raggiunto percorrendo la costa in direzione Porto Empedocle fino a un largo piazzale utilizzato come parcheggio. Da qui si scende in spiaggia in un attimo. Per “sbarcare” nella parte centrale serve qualche sforzo in più: arrivati al piazzale appena menzionato, dobbiamo svoltare subito sulla destra e imboccare una stradina sterrata, per la verità un po’ malandata, percorrendola per circa 1 chilometro. A un certo punto troviamo una stretta discesa che ci consente di accedere all’arenile all’altezza dello stabilimento balneare Lido Marinella. Ma il gioco vale la candela.
Questa spiaggia è conosciuta dagli appassionati di surf casting della Sicilia occidentale soprattutto per i carnieri di grandi mormore riempiti in ogni stagione. Stiamo parlando di esemplari che spesso raggiungono il chilogrammo e che pascolano lungo l’intero arenile. Una postazione privilegiata è tuttavia quella alla foce di un piccolo canale qualche decina di metri alla destra del parcheggio del settore orientale. Qui c’è fitta concentrazione di pesci per la presenza nel substrato di colonie d’arenicola. Le condizioni ideali per una bella pescata di mormore sono quelle di scaduta avanzata o mare calmo, con marea in risalita e luna crescente, situazioni che inducono i “rigatini” della zona a sondare il substrato alla ricerca di anellidi, piccoli crostacei e bivalvi vari. Le aree di pascolo si mantengono comunque abbastanza distanti dalla battigia, tra i 70 e i 100 metri. Mormore a parte, dall’autunno alla primavera il fondale di Lido Marinella ospita anche belle spigole e, con mareggiate di ostro o scirocco, abbiamo la possibilità di catturare qualche sarago al limite occidentale della spiaggia, tra le rocce. In questi casi lanciamo nella schiuma terminali a due ami medio-corti del tipo paternoster.
Qualche tentativo innescando tranci di muggine su un cavetto metallico da almeno 20 libbre dotato di due ami in serie molto robusti dell’1/0-2/0, potrebbe regalarci belle sorprese nella zona orientale, di fianco alla foce. In questo caso non dimentichiamo di rendere “flottante” l’innesco con l’aggiunta di striscioline di pop-up, un materiale capace di sollevare l’innesco dal fondo e di farlo fluttuare in corrente.
Bolognese e spinning a San Leone
Non potendo testare le potenzialità delle due aree portuali della zona (il porto commerciale e turistico di Porto Empedocle e il porto turistico di San Leone) a causa della fermezza della Capitaneria locale (qui i pescatori possono pescare in caso di manifestazioni agonistiche), ci rifugiamo alla foce del fiume Akragas. Due le tecniche valide in questo spot: bolognese e spinning. Dal porto di San Leone risaliamo viale Viareggio fino all’incrocio con via Maddalusa. A questo punto svoltiamo a sinistra e oltrepassiamo l’Akragas portandoci sulla sponda occidentale, dove una stradina sulla sinistra ci dà l’opportunità di raggiungere in breve la postazione. Qui possiamo tentare di catturare le belle spigole che si aggirano in zona alla ricerca di mugginotti e di tutto ciò che le acque fluviali riescono a portare a tiro delle loro grandi fauci. Molto fruttuosa la bolognese utilizzando il bigattino come esca e come pastura. La tecnica prevede il rilascio costante delle larvette “pasturanti” direttamente all’interno della corrente fluviale, non eccedendo con la quantità, ma cercando di tenerli sempre all’erta e affamati. Facciamo in modo che il terminale arrivi e “lavori” poco oltre lo scalino formato dai detriti fluviali accumulati dinnanzi alla foce. Le canne da impiegare sono intorno ai 5-6 metri, ad azione media, abbinate a un mulinello di misura 1.000-1.500 dotato di una frizione affidabile e dalla pronta risposta. In bobina possiamo caricare un buon 0,16 o uno 0,18, nel caso di acque molto torbide o di prede eccessivamente capricciose, mentre il terminale è costituito da uno spezzone di 3-4 metri in nylon o fluorocarbon dello 0,12-0,18 tarato con due o tre pallini del n. 7. L’amo è un classico n. 16 da bigattino mentre il galleggiante va scelto fra gli ovetti piombati di grammatura tra 2 e 4. Non dimentichiamoci il guadino. L’efficacia di questa tecnica è molto alta soprattutto in condizioni di mare quasi calmo o in scaduta, all’alba e al tramonto e all’apice dell’alta marea.
Pescare a spinning in provincia di Agrigento
Gli amanti dello spinning possono sfruttare lo stesso spot per tentare di catturare sia le spigole sia i pesci serra che accostano agli inizi della stagione calda e rimangono sino ad autunno inoltrato. In entrambi i casi servono canne comprese fra i 2,70 e i 3 metri ad azione rapida, in grado di lanciare minnow e popper fra i 10 e i 30 grammi, oltre a mulinelli adeguati (misura 4.000) e con un’ottima frizione. Per la spigola, in bobina va bene anche uno 0,26, ma per il serra bisogna salire almeno allo 0,28 ed è necessario mettere il cavetto d’acciaio da 10 centimetri. Indispensabile un guadino o un raffio. La ricerca della spigola avviene durante le fasi calanti delle mareggiate o in scaduta avanzata, impiegando sia cucchiaini ondulanti sia minnow come il classico “testarossa”, mentre il serra può essere tentato anche con mare calmo, stuzzicando la sua aggressività con minnow e popper molto sgargianti. Anche le scogliere di protezione di fronte al lungomare che va dal porto di San Leone all’omonima spiaggia possono essere teatro di belle battute a spinning. In questi punti la profondità ridotta scoraggia l’uso delle bolognesi e fa propendere per il lancio e il recupero degli artificiali.
Questi sono ovviamente solo alcuni consigli perché tutti sappiamo che la pesca ha infinite sfumature ma noi, su PESC.it, proviamo a raccontarvele.
Se vuoi condividere il link di questo blog post sui tuoi account social ne saremo felici. Taggaci!
E se ti va, mandaci pure i tuoi articoli! I migliori saranno pubblicati sul Blog con la tua foto e il tuo nome.