La bella stagione porta con sé limitazioni per chi pesca in mare da terra. Forse lo sapevi già? Non stiamo facendo riferimento solo alla presenza delle strutture balneari e dei bagnanti che “rubano” molti spazi a chi ama la pesca dalle spiagge ma… parliamo proprio di norme scritte. Le cosiddette “ordinanze balneari”, emesse dalle Capitanerie ed Uffici Locali Marittimi, e diverse da zona a zona, impongono nero su bianco il divieto di pescare dalla spiaggia in certi orari. In questa stagione quali possono essere le alternative al surfcasting diurno? in che modo ci conviene pescare in estate al mare?
In questo articolo sul grande Blog di PESC.IT vogliamo darti qualche informazione utile; magari anche qualche spunto per andare alla scoperta di nuovi posti in cui pescare, alla ricerca di nuove catture. Prima però di entrare nel vivo dell’argomento però dobbiamo rispondere alla domanda che molti si pongono, ossia: “In quali orari è vietato pescare dalla spiaggia in estate?”.
Chi ti dice: “dalle ore 8 alle 20” ti ha detto una inesattezza che ti potrebbe costare cara (cioè la multa). Perché come abbiamo scritto qualche riga più sopra… sono le “ordinanze balneari” a fissare le regole per la propria zona di competenza. Queste regole non sono uguali in tutta Italia. Ogni pescatore deve andare a leggere nella bacheca del locamare (o CP) di competenza, o quantomeno telefonare all’ufficio preposto. Tutto chiaro? Ok allora parliamo di pesca.
Pescare in estate e alternative al surfcasting
Se c’è una pesca che risente della presenza dei divieti diurni nelle zone balneabili, questa tecnica è il surfcasting. Lanciare un piombo con presenza di persone attorno a noi, o peggio, davanti, sarebbe pericolosissimo… e ciò non si discute.
Una valida alternativa allora sarà la ricerca di nuove postazioni sulle scogliere, o sui manufatti artificiali, che affacciano su fondali sabbiosi. Qualcuno potrà anche storcere il naso all’idea ma, come si suol dire, di necessità virtù. Perché mai lasciarci sfuggire la possibilità di catturare qualche bel pesce solo perché imbrigliati dalle restrizioni dettate dai puristi della disciplina?
Lo scenario operativo in questo caso è pressoché identico e l’unica cosa alla quale dovremo abituarci è l’elemento che avremo sotto i piedi, non più soffice sabbia ma roccia talvolta insidiosa.
Alternative per la pesca estiva: la scogliera
La prima regola da seguire se si intraprende la via della scogliera è quella di muoversi con molta cautela, indossando calzature adeguate e non sandali da mare, portando con sé soltanto il materiale strettamente necessario. Una coppia di canne con mulinelli già montati, qualche bobina di scorta, un piccolo tripode da molo o scogliera, un guadino telescopico, minuteria, fili per terminali e borsa frigo contenente le esche è tutto ciò che ci occorre per trascorrere una giornata all’insegna della pesca a lancio praticata dalla scogliera.
L’importante per muoversi agevolmente fra le rocce mantenendo un buon equilibrio è non sovraccaricarsi di materiale inutile, cercando di tenere almeno una delle due mani libere per avere un valido appoggio e per bilanciare il nostro corpo durante i passaggi più difficili.
La scelta della postazione non avviene a caso ma rispettando almeno due criteri fondamentali: il primo è l’osservazione del fondale antistante, mentre il secondo riguarda la sistemazione logistica. La presenza sul fondale sabbioso di rocce o posidonia alza le probabilità di trovare in pascolo orate e saraghi; dunque sono zone da privilegiare, mentre la scelta del luogo in cui aprire il treppiede deve avvenire in base al livello di comodità e libertà di movimenti che lo stesso offre.
Sceglieremo una zona della scogliera dalla quale avremo la possibilità di salpare anche un pesce di taglia con l’aiuto di un guadino; dovremo poter concentrare qui l’attrezzatura senza dover compiere grandi spostamenti per arrivare alla custodia della minuteria o alle esche; poi, la scelta ricadrà su una postazione dalla quale poter agevolmente effettuare un lancio senza il pericolo di sbilanciarsi pericolosamente. Ovviamente non pretenderemo di effettuare un lancio ground o un pendolare bensì un semplice appoggio in acqua o al massimo un accenno di side con piombo sospeso, anche perché in scogliera, soprattutto in presenza di fondali cospicui, capita facilmente che i pesci bazzichino proprio sotto i nostri piedi.
La difficoltà nella pesca estiva risiede paradossalmente nelle condizioni di mare calmo; proprio così, la limpidezza delle acque e il sole alto nel cielo spesso ci obbligheranno ad assottigliare i finali impiegando il migliore fluorocarbon. Queste condizioni non permettono alternative sulla scelta delle canne da impiegare; queste saranno selezionate fra quelle di potenza fino a 130 g dotate di cime più che sensibili, in grado di non insospettire le furbissime orate che rappresentano la mira prediletta di questa variante al surf classico. Meglio portar via dal trave tutto ciò che è inutile, come ad esempio guaine siliconiche, moschettoni o fast-C troppo vistosi, cercando di miniaturizzare snodi ed attacchi senza peraltro pregiudicarne la funzionalità.
In bobina un buon 0,25 sembra rappresentare il giusto compromesso fra sicurezza e “leggerezza”, soprattutto se il fondale sul quale lanciamo è privo di ostacoli, mentre il parastrappi dovrà essere proporzionato al piombo lanciato. Per quest’ultimo prediligeremo il nylon a colorazione neutra, meno visibile, più elastico e meno soggetto alle rotture sugli eventuali fondali misti rispetto al multifibra.
Pesca a fondo d’estate alla ricerca delle orate
Per la ricerca dell’orata meglio adottare montature scorrevoli con un unico bracciolo finale in fluorocarbon dallo 0,22 a salire, lungo almeno un metro e mezzo e dotato di un robusto beak del numero 8 se si innesca arenicola, un aberdeen del n°6 per il cannolicchio, l’americano, il bibi o la cozza, o un n°4 per l’innesco del granchio, quest’ultimo spesso estremamente efficace in questo contesto. Ma la pesca diurna dalla scogliera su fondali sabbiosi non vuol dire solo “orata”, basterà infatti un po’ di mare in movimento o in scaduta per mettere in moto i saraghi, senza contare le possibili catture generiche rappresentate da mormore, tracine, rombi e labridi, questi ultimi soprattutto su zone maggiormente caratterizzate dalla presenza di fondali misti sabbia-roccia. Se poi la scogliera sulla quale ci troviamo è battuta da predatori come pesci serra, lecce amia o barracuda, allora spazio alla tecnica della “teleferica col vivo”.
Necessiteremo in questo caso di attrezzi più prestanti con potenze intorno ai 150-160 g accoppiati a mulinelli adeguati sui quali è caricato un filo diretto almeno dello 0,35, terminante con una girella con moschettone alla quale è collegato un piombo di circa 100 g. Una volta recuperato un pesce-esca, quale può essere un piccolo pelagico da catturare con tecniche da bolognese o inglese, o un qualsiasi altro pesce catturato sul fondo, lo innescheremo su un bracciolo almeno dello 0,35 lungo 2 o 3 metri che lasceremo scivolare in acqua “attaccandolo” alla lenza madre tramite un robusto moschettone. Non dimentichiamo però di confezionare l’ultima parte del bracciolo con del cavetto d’acciaio da almeno 20 lb.
Ma pescare in spiaggia non si può proprio?
Certamente le nostre scorribande piscatorie sulle spiagge saranno autorizzate la sera, bagnanti permettendo. Se siamo in condizioni di sicurezza possiamo pescare. Ricordiamoci inoltre che la fascia costiera di mare è pubblica, poco importa il parere o la (per fortuna rara) prepotenza di chi può aver chiuso gli accessi al mare per il suo mero ritorno economico. I primi due metri dalla battigia sono di tutti. Dunque, anche di chi nel rispetto dell’ordinanza balneare vuol pescare la notte.