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Pescare a carpfishing in spot con ostacoli: informazioni utili

Pescare a carpfishing vuol dire andare in cerca di un magnifico pesce abitudinario e spingerla a cambiare la propria routine è impresa ardua. In questo articolo vogliamo approfondire la ricerca delle carpe andando a mettere il pod e le canne in corrispondenza di tutti quegli spot che presentano ostacoli. Posti impervi, e se vogliamo “pericolosi” per la lenza perché rischiano di farci incagliare o tagliare il filo. Perché allora andarli a cercare? Semplice. Te lo spieghiamo con tre parole: POSSONO FARTI CATTURARE!

Prima di entrare nel vivo di questo grande articolo del Blog di PESC.IT devi sapere che i pesci tendono a ripetere, giorno dopo giorno, tutte quei comportamenti che gli portano vantaggio. Tendenzialmente per ridurre i pericoli e agevolare l’alimentazione. Niente di strano, non ti pare?

Per questo i primi pescatori di carpe (pionieri del carpfishing moderno) sulla pasturazione preventiva, e cioè andare a gettare chili e chili di pastura su spot frequentati dalle carpe solo con una certa casualità, ha “insegnato” ai pesci a tornare con frequenza regolare sempre negli stessi punti ricchi di cibo artificiale.

Così i pesci, che erano attratti dalla pastura, lasciavano le zone di stazionamento, quelle ricche di ostacoli, e si lasciavano “fregare” su fondali puliti e senza rifugi. Le carpe mangiavano nell’area di pesca ed era facile portarle a riva, senza rischio di incappare in pericolosi ostacoli.

Pescare a carpfishing in spot con ostacoli: informazioni utili

Perché stiamo usando il passato? Beh! Non ci si venga a dire che in Italia esistono posti “vergini”! E se ce ne sono si contano sulle dita di una mano. Lontani sono i tempi degli esperimenti e delle acque mai battute da carpisti.

Con il passare degli anni il numero dei praticanti di questa tecnica è aumentato vertiginosamente, tante sono state e sono ancora le lenze che finiscono in acqua ogni giorno. Questo vuol dire che le carpe hanno imparato, così come avevano già fatto vent’anni fa per la pastura, a evitare proprio quelle zone con fondali puliti e sconfinate distese di boilie ad aspettarle. In soldoni, la situazione si è capovolta e la “paura dell’amo” ha portato i pesci ad escogitare una strategia di difesa che consiste, per lo più, nello stare ben rintanati nelle zone di stazionamento: fondali rocciosi, piloni dei ponti, legnaie, tronchi, rami e ruderi sommersi.

Certo, prenderemo ancora carpe sempre negli stessi punti comodi, puliti e pasturati da anni. Tuttavia, gli esemplari più grandi e vecchi che nuotano da anni schivando fili e montature non si sognano nemmeno di assaggiare una pallina profumata adagiata su un “tavolo da biliardo” liscio e senza ostacoli.

I pesci più scaltri si convincono ad abboccare a una boilie solo al riparo di un tronco o di una roccia appuntita o ancora di una selva di rami… tanto chi le tira fuori da lì? È questo il punto. Quando non c’è altro da fare dobbiamo pescare a ridosso degli ostacoli e… averla vinta!

Ostacoli sul fondo, equivale a dire ecosistemi utili anche alle carpe

Tra i tronchi marcescenti sul fondo, alla base dei piloni dei ponti e tra le rocce grandi e piccole, si nasconde il cibo naturale delle carpe: microinvertebrati, molluschi e crostacei. Ancor di più durante la stagione fredda e con l’acqua sotto gli 8 gradi di temperatura. È normale, quindi, che dove c’è cibo ci sono carpe. Inoltre, questi “maledetti” ostacoli diventano un riparo eccellente per i pesci che vivono in corrente, soprattutto durante le piene. Si pensi al Tevere, al Po, al Mincio, per non parlare dei fiumi oltreconfine come la Senna o l’imponente Danubio.

Dove la corrente spinge davvero forte uno dei problemi di ogni pesce, e ancor di più della tozza carpa, è spendere meno energie possibili per affrontare la forza del fiume.

In genere i pesci scelgono di sostare dietro grandi tronchi, piloni di ponti o l’intricata selva di rami degli alberi caduti in acqua. Proprio in corrispondenza di questi rifugi, inoltre, la corrente viene smorzata e costretta a rallentare, creando dei vortici dove si deposita l’alimento naturale trasportato dalla corrente. In questo modo i pesci trovano di che sfamarsi proprio “sotto le pinne”.

Tronchi, legnaie, erbai, e rocce: in nomi degli ostacoli nella pesca a carpfishing

Pescare a ridosso di tronchi sommersi o legnaie è una decisione difficile da prendere per un carpista: i rischi sono alti sia per quel che riguarda l’incolumità dei pesci sia per la buona riuscita della nostra sessione. Ma, prima di tutto, dove troviamo le legnaie? Nei fiumi è più facile individuarle, è la corrente a dettare legge: tutti i detriti trasportati dall’impeto del fiume trovano prima o poi un ostacolo che li ferma ed è così anche per rami e tronchi, in genere trasportati verso valle dalle piene. Saranno, quindi, la base dei piloni dei ponti, le curve dove la corrente rallenta e le sponde già impervie e ricche di rami sommersi, facile punto d’appiglio per altri detriti, le zone dove troveremo legnaie con più facilità.

Nei laghi naturali, invece, tronchi e rami sommersi si trovano solo vicino alle sponde, in genere perché caduti, oramai secchi, dopo abbondanti nevicate o giorni di forte vento. Tuttavia, è possibile trovare nei grandi laghi naturali anche legnaie artificiali, quelle che i pescatori di mestiere del secolo scorso disponevano a quadrato su fondali puliti per favorire la riproduzione del pesce persico. Esempi classici sono i grandi laghi subalpini quali il lago Maggiore, il lago di Como, il lago d’Orta o il lago d’Iseo. Studiate per il persico, memorabili i racconti delle pescate dalla barca con il vivo proprio sopra le fascine, le legnaie, all’occasione, diventano un riparo per i grossi ciprinidi, incuranti del piccolo e vorace predatore tigrato.

Certo, non è affatto facile scovarle anzi, è quasi impossibile. Tuttavia, in alcuni casi sono segnalate da piccole boe e, comunque, se il gatto non ci ha mangiato la lingua… possiamo sempre chiedere a qualcuno del posto, magari ai pochi pescatori di mestiere che sono rimasti.

Per i bacini artificiali il discorso cambia. Le valli inondate d’acqua possono nascondere di tutto: ruderi, interi paesi e, per rimanere in tema, un sacco di alberi. Riconoscere le zone che ci interessano non è difficile. Un buon ecoscandaglio e una grande pazienza saranno nostri alleati nella ricerca, in genere gli alberi occupano una grande porzione di fondale e riconoscerne l’inizio e la fine non comporta grosse difficoltà, perché il nostro ecoscandaglio segnalerà una serie di righe nere fitte fitte sopra la linea grigia del fondale.

Informazioni utili, e da ricordare, nelle sessioni di pesca complicate dagli ostacoli

La prima regola da rispettare, anche se può sembrare ovvia, è non pescare mai al centro di un ipotetico circuito chiuso di tronchi, fascine o rami di ogni genere: un pesce, da lì, non lo tiriamo fuori neanche a pagarlo. L’imperativo è: pescare vicino, attaccati all’ostacolo, purché la porzione di fondo che va da noi alla legnaia e uno dei due lati a fianco all’ostacolo siano abbastanza puliti, tanto da consentirci di gestire per bene un ipotetico combattimento e tirare con forza il pesce verso una zona sicura.

Nel caso in cui la carpa riesca a trovare rifugio sotto un tronco è meglio evitare di posizionarsi, con la barca, perpendicolarmente al pesce, perché creeremmo un angolo di 90° tra noi e la preda e non avremmo nessuna possibilità di portare a termine il combattimento. È meglio, quindi, allontanarsi dal pesce verso il centro del lago, riducendo così l’angolo tra noi e lui, così da avere qualche chance in più di “sfilarlo” dall’incaglio.

La pesca a Carpfishing su spot “duri”

Decidere di affrontare questi spot comporta scelte tecniche necessarie per non vedere vanificato tutto il nostro lavoro di ricerca. Una precauzione essenziale è usare come lenza madre un trecciato: stiamo pescando praticamente a un metro dalla legnaia e l’abboccata si deve tradurre immediatamente in un forte suono dell’avvisatore; nel caso contrario il pesce avrebbe troppe possibilità di ingarbugliare la lenza e… ciao ciao regina! Il limite dei trecciati, però, è la scarsa resistenza all’abrasione, quindi sarà necessario utilizzare uno shock-leader di dimensioni generose che può evitare spiacevoli rotture. La lunghezza del parastrappi deve essere almeno 20 metri.

Per quanto riguarda i materiali, possiamo scegliere sia un monofilo, sia una treccia molto potente. Nel primo caso è meglio optare per un filo di 0,60 millimetri di diametro, molto resistente all’abrasione e, cosa non da poco, elastico quanto basta ad aiutarci nelle fase concitate di recupero. Ricordiamo, infatti, che la frizione deve essere completamente serrata durante i primi momenti del combattimento, per forzare il pesce verso la zona pulita, e un po’ di elasticità nell’ultimo tratto di lenza può solo giovare. Nel caso in cui, invece, optassimo per una lenza completamente anelastica decidiamoci per trecce molto potenti, anche superiori alle 60 libbre.

Che si usino boilie affondanti oppure galleggianti il comandamento è sempre lo stesso: finali con filati resistenti: nylon da 0,45 millimetri, trecce da 30 a 45 libbre e, meglio ancora, trecciati guainati dello stesso libbraggio. Inoltre, è importante costruire montature con ami belli robusti, di misure comprese tra la 1 e, al massimo, la 4.

 

Pescare a carpfishing in spot con presenza di rocce

È comune pescare in ambienti particolarmente rocciosi; però succede di trovarsi in mano un finale tranciato di netto. Le rocce sono acerrime nemiche delle nostre lenze.

Per capire meglio come affrontare questi ambienti, però, bisogna dividere le rocce in due macro categorie: le rocce levigate e le rocce taglienti. In realtà, il discorso è molto più complesso e sarebbe necessario un approfondimento di natura geologica, ma non è certo questa la sede per farlo.

Vogliamo comunque accennare qualcosa: la conformazione dei laghi e dei fiumi dipende dalle origini geologiche e dall’azione erosiva dell’acqua nel corso del tempo. L’acqua trasforma le superfici, per quel che ci interessa, in due modi: effetto “dilavamento”, per cui l’acqua erode e leviga le rocce impermeabili di origine ignea e metamorfica (per esempio i laghi vulacanici); effetto “pergolamento”, per cui l’acqua filtra nel terreno fino a che non trova una roccia impermeabile su cui scorrere (per esempio le zone paludose).

Spot da carpfishing difficili: cosa ne deriva?

In pratica, i laghi naturali e i fiumi, in genere, hanno rocce levigate perché il tempo ha dato la possibilità all’acqua di eroderne la superficie (tranne nei casi di particolari conformazioni rocciose), mentre i laghi artificiali sono troppo giovani perché l’acqua possa aver fatto il suo corso e, in quasi tutti i casi, le rocce sono particolarmente aguzze e taglienti, per non parlare delle costruzioni sommerse, grande problema per le nostre lenze. Riprendiamo fiato e torniamo a parlare di pesca vera e propria.

Rocce levigate e incagli dei piombi

I problemi più comuni che un pescatore può incontrare confrontandosi con rocce levigate è l’incaglio del piombo. La soluzione è montare zavorre a perdere dalla forma affusolata che si incastrano con difficoltà. Tra l’altro, è sempre meglio usare uno shock leader in nylon o fluorocarbon (0,40 millimetri o superiore).

Un altro grande problema è ,la pasturazione: le boilie tonde scivolano sulla superficie liscia delle rocce e si allontanano dallo spot che abbiamo scelto per lanciare l’innesco. Una soluzione semplice e immediata è tagliare le boile a metà oppure usare boilie quadrate. In questo modo si fermano sul punto dove le lanciamo, con la sicurezza di pasturare proprio vicino all’esca. In fiume, poi, questo problema è più accentuato, perché, oltre alle rocce lisce, ci si mette pure la corrente.

Come pescare invece quando le rocce sono taglienti?

La peggiore delle situazioni legata alle rocce, sarà date da quelle più taglienti ed aguzze. In questi caso devi sapere che tutto il tuo complesso pescante dovrà essere rinforzato e… non solamente maggiorato nella sezione del migliore fluorocarbon.

I veri esperti preferiscono usare solo materiale con alta resistenza all’abrasione e quindi niente treccia in alcun caso. Molto meglio un grosso monofilo (oggi c’è chi usa bobine da 300 metri proprio di fluorocarbon!) da 0,50 o 0,60 millimetri, per salire allo 0,70 se le rocce sono particolarmente taglienti. Questo accorgimento serve a salvaguardare la lenza madre ma è l’ultimo metro a essere interessato particolarmente dallo strofinamento sulle rocce. È per questo che è meglio adottare qualche accorgimento in più per lead-core e terminali.

Il lead-core è rivestito in treccia e abbiamo visto che questo materiale si sfibra con grande facilità: un rimedio efficace è ricoprire il lead-core con una guaina in plastica… e il gioco è fatto. Per quanto riguarda il terminale, invece, è sempre meglio usare un nylon robusto. La zavorra, poi, è un bel problema: neanche i piombi allungati ci garantiscono di non incagliare; allora meglio usare dei sassi legati alla clip porta piombo con un nylon leggero dello 0,20. In questo modo avremo due grandi aiuti: la zavorra non ostacola il combattimento, perché si sgancia subito dopo l’abboccata, e la carpa salirà verso la superficie staccandosi dal fondale e allontanando la lenza dalle “lame” di roccia.

Canne da carpfishing puntate verso l’ostacolo

Se c’è un vero trucco da carpista esperto che ti possiamo consigliare quando ti trovi a pescare a ridosso di legnaie è posizionare il pod, e quindi la punta delle canne da carpfishing, esattamente di fronte all’ostacolo; mettile rivolte verso il basso, per andare a ridurre l’angolo tra il primo anello e l’esca. E non è tutto, perché anche le frizioni dei tuoi mulinelli andranno strette.

Le frizioni dei mulinelli devono essere quasi completamente serrate.

Questa ci aiuta a sentire immediatamente l’abboccata del pesce e a fermarlo immediatamente prima di una sua ipotetica fuga verso gli ostacoli. In pratica: la carpa abbocca, si punge, cerca di scappare, l’avvisatore visivo si alza immediatamente e l’acustico suona, la frizione serrata impedisce alla carpa di prendere filo e noi possiamo ferrare con forza e “pompare” due o tre volte per allontanare il pesce stordito fuori dalla zona pericolosa. Il gioco è fatto! Unico inconveniente… dobbiamo stare appiccicati alle canne. Ma l’avevamo detto che questa non è una pesca facile e rilassante.

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