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Lampade da testa per la pesca: la loro evoluzione dagli inizi ad oggi

In questo articolo ti spiegheremo tutto sulle lampade frontali: quelle torce a batteria che si fissano sulla testa. Lasciano le mani libere e, proprio per questo hanno avuto nella pesca sportiva ed in chi la pratica, i pescatori, un pubblico pronto a comprarle in grande quantità.

 

Un articolo sulle lampade da testa (o torce frontali): il loro uso ieri e oggi nella pesca a surf casting e carpfishing

Nelle prossime righe leggerai di come sono nate, come erano fatte, come si compravano e modificavano. Ti daremo anche qualche consiglio per scegliere la migliore lampada da testa oggi… speriamo per comprarla online adesso qui, sul negozio di pesca online Pesc.it

Un pescatore moderno (come te) sa bene che una torcia da testa a led, può essere tanto più d’aiuto tanto più ti offre le caratteristiche di:

  • durata della batteria;
  • distanza della luce;
  • potenza luminosa;
  • possibilità di “allargare la luce” (regolazione fascio);
  • possibilità di ricaricarsi con la spina;
  • leggerezza;
  • tenuta impermeabile all’acqua;
  • vestibilità / regolazione della fascia;

 

Allora però, negli anni Ottanta del Novecento, le lampade da testa erano “degli esperimenti” usati da pochissime persone. Buona parte tra esse erano i pescatori di surf casting e quelli di carpfishing.

 

La storia delle torce frontali

Negli anni Ottanta, i praticanti del “surf” (inteso come tecnica di pesca), avevano la convinzione diffusa che le battute potessero regalare belle catture soltanto dal tramonto del sole in poi; in pratica, in assenza di luce naturale. Negli anni successivi, il lavoro di ricerca svolto da alcuni “pionieri” ha sancito un netto cambio di tendenza, dimostrando al mondo dei “lanciatori dalla spiaggia” che era possibile far carniere anche con il solleone e in diversi momenti della giornata, persino in assenza di condizioni di mareggiata o di scaduta.

Una vera e propria “rivoluzione”. Ma anche se negli ultimi anni il surfcasting ha subito una notevole evoluzione, testimoniata dalle varie tecniche derivate, la battuta notturna, con mare calmo o mosso che sia, rimane sempre ricca di un fascino tutto particolare. Infatti, anche se a poche decine di metri da noi c’è la postazione del nostro compagno di pesca, il buio e il silenzio che ci avvolgono riescono spesso a procurarci, anche se solo per un attimo, quella soave sensazione di essere gli unici “padroni” dell’arenile. Ed è proprio in questi istanti così intensi che assaporiamo l’essenza dell’essere surfcastmen, fieri, caparbi e… solitari al cospetto dell’immensa distesa d’acqua della quale possiamo solo percepire le “voci” o i “brontolii” della risacca o dei marosi: tutto il resto è sogno e immaginazione. Ma, disquisizioni simil-filosofiche a parte, il corretto svolgimento di una battuta di pesca in assenza di luce naturale, si complica, e non di poco.

 

Pescare di notte con le mani libere

Attualmente il mercato mette a disposizione numerose soluzioni al problema del buio, tanto che per molti di noi l’assenza di luce non rappresenta un grosso “scoglio” da superare. Ma proviamo per un attimo a immaginare quanto abbiano dovuto penare i primi lanciatori: il mercato di allora, nel migliore dei casi, offriva davvero solo l’essenziale in fatto di attrezzature. Inizialmente, l’utilizzo di fonti luminose, per esempio le lampade a gas da campeggio, permetteva di ottenere un’illuminazione diffusa all’interno della postazione. Ma la necessità di muoversi fra i vari picchetti, relativamente distanti fra loro, ha reso presto evidente la necessità di disporre di una fonte luminosa “mobile” che potesse essere trasportata facilmente.

La luce doveva anche permettere di mantenere libere le mani, già impegnate come al solito a fronteggiare le mille necessità che puntualmente si presentano durante il corso di una battuta dalla spiaggia.

Le lampade fai-da-te (ci pescavano in passato)

Alcuni hanno provato a ricorrere a soluzioni fai-da-te, come applicare piccole torce elettriche sulla visiera del berretto, ma una modesta pioggerella o la semplice umidità notturna bastavano quasi sempre a mandare in tilt sistemi come questi. La soluzione più congeniale al problema è stata messa a punto in altri ambienti, in particolari nel mondo dell’alpinismo, dell’escursionismo e, soprattutto, della speleologia che, come la pesca notturna, si svolge in assenza di luce. Stiamo parlando delle lampade frontali, le prime però, alogene avevano un lungo filo che portava a collegare l’ottica alogena con una grossa batteria. I più “esperti” tra i pescatori forse le ricordano e sanno bene quanto scaldassero, in tasca di una cerata.

 

Lampade da testa: come erano fatte nei primi anni 2000

Dopo questa doverosa introduzione, passiamo a esaminare gli aspetti tecnici e le caratteristiche dei dispositivi in questione, cercando di individuare gli elementi utili per una scelta mirata e consona alle diverse esigenze di ognuno. La lampada frontale non è altro che una fonte luminosa che portiamo sul campo. È composta fondamentalmente da tre elementi: l’alimentatore, il proiettore e il supporto, componenti la cui funzione è facile da immaginare ma che, comunque, riassumiamo.

Per il proiettore sappiamo tutti che i led (diodi ad emissione di luce oggi rappresentano quasi sempre la scelta numero 1. Tuttavia per approfondire l’argomento per te, qui su Pesc.it, scriveremo anche delle differenze con gli altri sistemi, più in voga nei primi anni 2000.

L’alimentatore fornisce l’energia necessaria al funzionamento del proiettore, mentre il supporto permette il corretto posizionamento della lampada frontale sul capo. In molti casi, i tre elementi descritti sono a se stanti, o meglio, sono parti ben distinte dello stesso dispositivo, mentre in altri casi l’alimentatore e il proiettore sono raggruppati in un unico elemento monoblocco.

 

Quale alimentatore?

L’alimentatore, come appena spiegato, è il dispositivo che fornisce energia al proiettore per l’emissione del fascio luminoso. In parole povere, è la batteria della lampada, collegata a quest’ultima tramite un semplice cavo conduttore. A parte il caso delle lampade frontali per così dire “compatte”, l’alimentatore è spesso posizionato dietro la nuca, ma non sempre. Infatti, il numero e il tipo di batterie necessarie per una

corretta alimentazione della

lampada influiscono in maniera

determinante sul peso complessivo

dell’alimentatore.

Consevare al meglio le batterie delle torce frontali

Ci sono anche modelli alimentati da un accumulatore esterno che può essere messo in uno dei tanti taschini del gilet, oppure legato a una cintura o a un supporto specifico, in modo che non crei impedimenti alla nostra azione di pesca. A favore di questa soluzione c’è il fatto che il freddo intenso è il peggior nemico della capacità di carica e, dunque, della durata di una batteria. Per questo motivo molte aziende propongono modelli di lampade frontali con l’accumulatore separato da tenere al caldo infilandolo nei tasconi di un giubino in pile o un altro indumento termico.

Pile ricaribili o usa-e-getta?

Esistono due tipi principali di alimentatori, quelli ricaricabili e quelli a esaurimento. I primi vengono usati per lo più con le lampade ad alto assorbimento energetico. Sono più costosi ma, nel lungo periodo, sono convenienti perché non dobbiamo più acquistare le normali pile. Per contro, gli alimentatori che funzionano con le pile usa-e-getta hanno un prezzo d’acquisto inferiore ma si rivelano più costosi in seguito per l’esigenza di rinnovare spesso le batterie. Possiamo comunque ovviare all’inconveniente acquistando un set di pile ricaricabili, più costose delle tradizionali ma da riutilizzare fino a quando la capacità di ricarica non si sarà esaurita completamente.

 

La fonte luminosa

L’elemento che caratterizza maggiormente una lampada frontale è il proiettore, composto da una o più fonti luminose e da una parabola riflettente. La classificazione di un proiettore avviene esaminandone due caratteristiche specifiche: l’intensità e la lunghezza del fascio luminoso. L’intensità è determinata dal numero e dalla tipologia delle fonti luminose che la producono, che possono essere normali lampadine a incandescenza, lampadine alogene o led. Le lampadine a incandescenza forniscono una luce tendente al giallo di media intensità e hanno un consumo energetico medio alto; quelle alogene emettono una luce intensa, generalmente bianca e hanno un consumo elevato. Infine le alogene o i led a bassa intensità possono emettere luce di vari colori e consumano pochissima energia.

 

Il prezzo giusto delle lampade da testa

L’esame fatto delle componenti di una lampada frontale resta fine a se stesso, se non supportato da alcune considerazioni di natura pratica. La scelta di un certo modello, piuttosto che un altro, è strettamente legata alle nostre esigenze e non solo di natura economica, consci del fatto che, generalmente, più si vuole risparmiare e maggiore è la possibilità di acquistare una lampada qualitativamente scarsa. Infatti, come per quasi ogni oggetto, spesso “chi più spende meglio spende”!

Riassumendo, la tua guida all’acquisto è fatta da tre cose, sostanzialmente: praticità, lunghezza del fascio di luce, e durata delle batterie.

Pescare con una lampada sulla testa: esempi pratici

Facciamo adesso qualche esempio, ci troviamo in un ambiente molto buio, dobbiamo optare per una lampada che abbia una buona diffusione del fascio a corta distanza e anche una buona proiezione a lunga distanza. La prima caratteristica è utile per le operazioni da compiere in postazione, mentre la seconda ci permette di vedere facilmente il nostro compagno di pesca distante anche una cinquantina di metri, o di illuminare le zone dell’arenile lontane dalla nostra postazione. Oggi questo problema è risolto grazie all’ottica dimmerabile delle migliori lampade da testa led utra-potenti, che ti permettono di regolare l’ampiezza del cono di luce.

Attenzione, le puoi confrontare e comprare proprio su questa pagina web del nostro e-commerce Pesc.it (spedizione sempre gratuita).

 

Nei primi anni 2000 il top era la “combinata” led – alogena

In passato, una lampada alogena ad alta intensità serviva per illuminare distante mentre la torcia a led si metteva in testa per vedere vicino a sé, per esempio per fare gli inneschi. Allora c’era chi andava a pesca con due modelli di lampada: quello adatto per illuminare la postazione a quello migliore per la lunga distanza o che abbia un più basso consumo energetico, e così via. Po, però, la tecnologia è intervenuta in aiuto degli utenti (come dicevamo tanti pescatori di surfcasting e carpfishing) ed alcune case produttrici hanno iniziato a distribuire un nuovo modello di lampada, denominato “frontale combinata”.

Il concetto su cui si basava era semplice e geniale allo stesso tempo. I tecnici sono riusciti a riunire in un unico dispositivo tutte le caratteristiche e i vantaggi di una lampada alogena e di una a led. Infatti, le lampade combinate hanno un numero variabile di led, in genere tre o quattro, e montano al centro della parabola una lampadina alogena. La scelta di uno dei due sistemi di funzionamento della lampada avveniva (ed avviene tutt’ora in rari modelli) azionando un semplice interruttore a pressione che, premuto di volta in volta, aziona alternativamente uno o più led oppure soltanto la lampada alogena. Così, quando si aveva bisogno di un fascio soffuso e di breve portata, possiamo attivare uno o più led, in base all’intensità luminosa necessaria; invece, se vogliamo illuminare zone distanti dalla nostra postazione, non dovremo fare altro che attivare la lampada alogena. E non è tutto: usando uno o l’altro sistema in base alle diverse esigenze, si poteva ottimizzare anche il consumo delle batterie.

 

Adesso lasciati guidare dalla selezione delle migliori torce frontali del catalogo Pesc.it. Il nostro lavoro e spedirti velocemente la lampada che ti serve e… anche tutte le altre attrezzature!

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