Che sia leggenda oppure realtà, la pesca di notte al mare affascina sempre un po’ di più. Sarà perché nel buio tutto sembra più misterioso e possibile? O sarà forse perché i pesci di stazza rilevante sono meno disturbati dall’attività antropica e dunque maggiormente propensi ad abboccare?
Sta di fatto che questa particolare condizione di pesca, praticata lungo le sponde salse, necessita di una certa organizzazione. In questo articolo vogliamo darti dei consigli davvero utili per non rischiare di farti trovare impreparato quando sarai lì; a pescare, alla ricerca di pesci come spigole, gronghi, orate, ombrine, muggini e altro ancora.
La pesca di notte al mare. Quello che c’è da sapere in merito.
Farsi una bella pescata notturna è divertente ma il buio, si fa presto a capirlo… rischia di complicare le cose.
Sia che vogliamo intraprendere una battuta di surfcasting, sia si voglia andare a fare un po’ di spinning itinerante, o ancora una più statica battuta a bolognese, ci servirà una potente lampada frontale (per approfondire l’argomento colleghiamo qui un articolo sulle lampade da testa).
Puntare la luce verso il mare mentre si pesca? Meglio non farlo
Sulla sua utilità ci pare inutile soffermarci; tuttavia, sotto l’aspetto puramente tecnico della pesca, va segnalato che secondo molti la luce rivolta verso lo specchio d’acqua possa infastidire o impaurire i pesci mentre transitano nei pressi delle nostre esche. Meglio sempre evitare di farlo. Per evitare brutte sorprese è consigliabile avere con sé sempre due torce o almeno le batterie di ricambio, magari nella cassetta delle minuterie, insieme ad altre piccole lucine, infinitamente meno potenti: le starlight. , anche se con le lampade a led il consumo è veramente molto ridotto.
Le starlight sono quei tubicini a luce chimica che i surfcaster spesso fissano sulla punta delle canne, mentre gli aficionados della pesca con la canna bolognese vanno a sostituire al posto dell’antenna del galleggiante. La luce verde va per la maggiore, poco usati quelli a luce rossa, eppure esistono, ed anche quelli che recano un’espansione alla sommità dell’antenna.
Al di là poi della luce, sulla testa e sui nostri attrezzi da pesca, spesso bisognerà ripararsi dal freddo con abbigliamento adeguato e magari con uno stratagemma in più, come mostra questo video al minuto 10:20. Si tratta di inserire all’interno dei giacconi degli “scaldini”, in questo caso quelli chimici.
E se facessimo una ricognizione prima della pescata notturna?
È cosa sconsigliabile anche per un pescatore esperto pescare in un posto per la prima volta di notte, e questo per una lunga serie di ragioni, soprattutto se si tratta di una scogliera naturale od artificiale. Poi, ognuno faccia le opportune considerazioni in merito, ma calcare una banchina portuale d’estate insieme ad altri pescatori non sarà la stessa cosa di trovarsi da soli su una costa rocciosa a dieci minuti di cammino dalla macchina. La sicurezza deve sempre stare al primo posto.
Tecniche d’elezione per la pesca di notte al mare
Spinning, surfcasting, bolo, feeder? Ognuno avrà già le proprie preferenze in merito. Quale che sia la tecnica specifica e la canna usata, bolognese o inglese, è importante più che mai che l’attrezzatura sia tutta pronta e “messa in chiaro”, nel senso della certezza che dobbiamo avere che la lenza in bobina attraversi perfettamente tutti gli anelli fino a fuoriuscire da quello apicale senza dare “volte” di sorta intorno alla canna al momento dell’apertura di questa.
La pesca al buio con i galleggianti porta-starlight
Sono da evitare monofili stressati che tendono ad avvitarsi intorno al cimino o a prendere intoppo negli anelli. Fili “malconci” di notte renderebbero ancor più difficoltosa la pescata di quanto non facciano di solito sotto la luce del sole. Va da sé che avendo un’esperienza diurna della postazione, la nostra bolognese avrà già galleggiante e calamento già montati ed avvolti sul telaietto, fermato con l’elastico al piede della canna. Le regolazioni sarà meglio ridurle al minimo, limitandole alla misurazione del fondo.
Se il buio è fitto, pescando all’inglese o comunque a quindici o venti metri di distanza, nasce la difficoltà di far coincidere il punto d’ingresso in acqua del calamento col punto d’ammaraggio dei bigattini lanciati con la fionda. Talora, osservando attentamente la superficie dell’acqua nell’immediato della fiondata si possono scorgere i piccolissimi spruzzi provocati dall’impatto con l’acqua delle larvette, ma questo per vari motivi non accade sempre. Bisogna allora affidarsi alla propria esperienza per intuire, pur nell’assenza di riferimenti, il punto esatto dove lanciare per centrare la “rosa” di bigattini già in viaggio verso il fondo.
Le prede della pesca notturna
Ancora una volta la premessa è d’obbligo. In funzione della tecnica di pesca prescelta e della postazione in cui ci troviamo, cattureremo le specie di pesce che ne conseguono. Le riassumiamo molto schematicamente in questo elenco:
-
Spinning: barracuda, pesce serra, spigola, palamita (e altre prede in parte minore)
-
Feeder (pasturatore): mormore, pagelli bastardi, cefali, occhiate, orate (e altre prede in parte minore)
-
Surfcasting: mormora, orata, ombrina, sarago, spigola (e altre prede in parte minore)
-
Bolognese: cefalo, spigola, sarago (e altre prede in parte minore)
Con riferimento a quest’ultima tecnica, caratterizzata dai nostri occhi puntati sui movimenti (che si auspicano) alla starlight, la spigola è la più ambita; peraltro il buio favorisce anche il reperimento di un’esca, anch’essa “regina” nel suo ambito, che è il gambero vivo, nonostante poi l’alternativa costituita dall’innescare qualche larva di bigattino sia sempre validissima; in ogni caso il filo sarà fino, per combattimenti al cardiopalma. Terzo “incomodo” sarà rappresentato dai pezzetti di pura polpa di sarda fresca; innescati su ami a paletta di numerazione compresa tra 10 e 6, con finali anche dello 0,20, con lo 0,25 in bobina. Pescando, negli spazi angusti ed intralciati di cime sommerse, tra i pescherecci ormeggiati è d’obbligo non andar tanto per il sottile, poiché si sarà costretti a forzare da subito il combattimento, onde evitare che il pesce si arrocchi tra gli ostacoli presenti in acqua.
Anche il sarago è diventato una specie molto insidiata di notte, ricercato talvolta in maniera alquanto selettiva con la tecnica brevemente detta “galleggiante e pasturatore” (vai alla pagina per saperne di più).