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La pesca della Spigola a Traina

Nota anche come branzino, lupo o ragno, la spigola è uno dei pesci del più conosciuti, ricercati e apprezzati.

Questo pesce predatore, diffuso in tutta l’area mediterranea e nell’Oceano Atlantico orientale, può raggiungere il metro e dieci di lunghezza ed i 15 chili di peso. Il corpo è piuttosto slanciato, lievemente compresso lateralmente e di sezio­ne generosa. La bocca è grande e con piccoli denti.

La sua colorazione, di base argentea, varia a seconda dell’am­biente in cui vive; in genere il dorso è nero-verdastro, i fianchi sono argentei e il ventre bianco. La spigola è un pesce eurialino, presente quindi nelle acque salmastre delle foci, che risale spesso per inseguire cefali e anguille, specialmente durante l’inverno.

Ha abitudini gregarie allo stato giovanile, ma vive quasi in solitudine raggiunta la maturità.

Pesce onnivoro, per cui è possibile catturarla con molte tecniche differenti.

La pesca della Spigola a Traina

In inverno, periodo di maggior attività di questo serranide, si avvi­cina alla costa per cacciare in acque piutto­sto basse: in questa situazione è più fruttuosa la traina di superficie, nelle immediate vicinanze delle foci dei fiumi, lungo i litorali sabbiosi o fangosi e nei pressi della costa rocciosa.

All’inizio della stagione estiva la spigola preferisce i fondali fino ai 20 metri; per questo motivo occorrerà zavorrare adeguatamente le esche.

Nelle acque meridionali del Mediterraneo e nell’Atlantico orienta­le, è diffusa la spigola maculata o Dicentrarchus punctatus, più piccola e tozza della labrax.

Le carni delle due specie sono considerate eccezionali; non altret­tanto si può dire delle sue doti di combattività e sportività. Infatti, se viene recuperata con attrezzature troppo pesanti e sproporziona­te, dopo una breve ma potente fuga verso il fondo finisce per cedere le armi, spalancando la bocca e lasciandosi trascinare verso la superficie. Al contrario, combattuta con at­trezzature ultraleggere, sfodera qualità combattive interessanti.

Attenzione quando la si recupera: il suo apparato boccale è caratterizzato da alcune parti molto delicate, per cui un combattimento trop­po violento o prolungato può provocare nella zona d’infissione del­l’amo un ampio buco dal quale il gancio si sfila facilmente.

Spigola: sospettosa ma abbocca agli artificiali

È un pesce vorace, ma sospettoso e sco­stante. Le ore più indicate per la pesca sono quelle intorno all’alba e al tramonto e quelle appena antecedenti o successive alla fase finale di marea montante; un altro momento ideale si avrà in presenza di un cedi­mento del campo barico (quando, cioè, la pressione atmosferica scende al di sotto del valore “standard” di 765 mm di HG), situazione tipi­ca dell’arrivo della bassa pressione o del temporale.

Gli artificiali sono altamente catturanti, sia per esemplari giovani che di taglia.

Di recente, il Dicentrarchus labrax è stato giudicato dalla IGFA quale pesce sportivo, quindi la sua cattura è passibile di record mondiali nelle classi di lenza che vanno dalle 2 alle 30 libbre: con quest’ultima classe è possibile adoperare terminali di lunghezza fino a 9 metri e 14 centimetri, o fino a 12 metri e 19 centimetri con doppiatura di lenza. Con le classi ultraleggere (2 e 4 libbre), dopo la ferrata, occorre fermare la barca per non mettere a serio rischio la lenza. Nelle fasi criti­che, anzi, ci si aiuterà con la retromarcia tenendo sempre la lenza ben tesa e allentando la frizione quando la preda fugge.

Con le altre classi questa la lotta non presenta eccessive difficoltà: si accosterà la barca al minimo dei giri dal lato del mare aperto, descrivendo un ampio semicerchio e recuperando la lenza lentamente e in modo uniforme.

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