Dire ricciola equivale a dire icona della pesca in mare. La ricciola è una delle specie è una delle più sportive in assoluto del Mediterraneo anche se, come poi vedremo non è specifica solo del Mediterraneo poiché vanta una diffusione capillare, con segnalazioni in tutti i mari del mondo. Il fatto che poi le sue specie siano tutte apprezzate in cucina ha contribuito (purtroppo per lei, la ricciola) a farne uno dei pesci più ricercati del globo.
Grande avversario, la sua difesa è vigorosa, prolungata e potente: è capace di mettere a durissima prova le attrezzature, nonché le qualità del pescatore. Adesso allora su PESC.IT, parliamo di traina alla ricciola!
Ricciola: consigli per pescarla a traina
La ricciola che abbiamo noi in Mediterraneo è la specie Seriola dumerili. Il suo corpo è allungato e compresso, la coda è falciforme. La testa è conica, con bocca molto ampia e munita di piccoli denti. La livrea presenta una colorazione grigia con toni azzurrognoli, fianchi grigio chiaro, con estesi riflessi giallo-oro ai lati della testa; il ventre è bianco. Può raggiungere facilmente i 2 metri di lunghezza e gli 80 chili di peso: lungo le coste italiane catture di tali entità sono segnalate da parte di pescatori professionisti attorno all’isola di Ponza, in Sardegna e in Sicilia, ma sono alquanto rare.
La ricciola è un pesce pelagico, che conduce vita gregaria allo stato giovanile, isolandosi in piccoli gruppi con l’avanzare dell’età. Durante l’inverno, poiché predilige acque temperate, si porta più a fondo, mentre in estate si sposta fino a pochi metri da riva. Le catture più imponenti avvengono nel mese di settembre.
L’ambiente ideale dove poter trovare questo carangide è il fondale roccioso, in zone limitrofe alle secche sia del sottocosta che del mare aperto.
Gli esemplari giovani, fino ai 4 o 5 chili, conducono vita di mezz’acqua o superficie, mentre quelli più grandi prediligono stazionare dalla mezz’acqua al fondo.
L’alimentazione di questo pesce è costituita da aguglie, cefalopodi, sugarelli, sgombri, cefali, boghe e occhiate. Fatta questa considerazione è facile capire che questo pesce dall’intelligenza proverbiale si lasci ingannare soprattutto da chi con queste insidie vive fa pesca a traina lenta.
Trainare alle ricciole: differenza tra pesci giovanili e grandi predatori
Per catturare gli esemplari di taglia modesta gli artificiali in genere vanno benissimo, sia usati in superficie che in profondità;
per gli esemplari di buona taglia (i grandi predatori) è meglio optare per il morto o il vivo.
Le ore migliori per la cattura sono quelle centrali della giornata, anche se non mancano casi di abboccate ai cambi di luce ed anche la sera.
La scolastica vorrebbe che ricciola si ferri da sola ma è davvero difficile resistere alla tentazione di assestare due o tre ferrate decise. Ahinoi spesso inutili o controproducenti.
I piccoli denti della ricciola non sono particolarmente taglienti ma abrasivi. Questo, unito alla grande potenza mascellare, mette a serio rischio il terminale che sarà ideale realizzare con il migliore fluorocarbon in diametri che vanno dallo 0,50 allo 0,81. Nota bene: su PESC.IT abbiamo questo filo a prezzi imbattibili e di alta qualità.
Il principale rischio che si corre durante il combattimento è che la ricciola vada a sfregare con forza lenza sugli scogli del fondo (cosa che spesso fa con successo). In questo caso l’unica soluzione è quella di spostare la contesa verso il largo (a patto però che ci si trovasse su si una secca o una cigliata molto marcata). In genere, nel combattimento si andrà a forzare il recupero con pompate decise solo dopo alcuni minuti dalla ferrata; ricordiamoci però che di fronte alla ricciola di grossa taglia la sua ripartenza sarà sempre possibile.