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La pesca della palamita a traina

La palamita rappresenta una delle specie più diffuse e presenti nel Mar Mediterraneo ed anche apprezzate in cucina.

Palamita: morfologia di questo pesce

Ha il corpo e la testa allungati e fusiformi, il muso è appuntito; l’ampia e robusta bocca presenta denti triangolari disposti su di un’unica fila sia sulla mascella che sulla mandibola. La pinna caudale è forcuta ed è unita al resto del corpo dal sottile peduncolo caudale. La li­vrea, argentea sul ventre, sfuma verso l’azzurro sul dor­so, con lunghe striature longitudinali, blu scure. La taglia massima raggiungibile da questa specie è di un metro di lunghezza per un peso di 15 chili. Le sue carni sono molto saporite.

La palamita vive in branchi numerosi e compatti che si spostano continuamen­te a grande velocità, in caccia di sardine e acciughe.

La sua natura estremamente vorace ed aggressiva è riscontrabile con l’osservazione della den­tatura, capace di recidere un nylon troppo fine. Nonostante l’indole aggressiva è un pesce molto sospettoso, per cui la velocità di traina dovrà essere sostenuta e le esche (munite di due robusti ami) lavorare ad almeno 50 metri dal natante. Quan­do abbocca, lo fa con estrema decisione, autoferrandosi. La stessa cosa non succede nella tecnica del drifting leggero ma questa è un’altra storia.

La pesca della palamita a traina

Se ti vuoi avvicinare alla pesca a traina, ti dovresti attrezzare di canne dedicate alla pesca a traina costiera, abbinate a mulinelli a bobina rotante da caricare con nylon o multifibra a seconda dei gusti e delle zone di pesca da battere. I libraggi di queste combo da traina andranno dalle 4 alle 12 libbre a seconda di quanto vorrai “pescare leggero”, perché la pesca è anche una questione di gusti e abitudini personali.

Importantissimo ruolo avrà il fluorocarbon del terminale da pesca col vivo, che sceglieremo tra lo 0,23 e 0,50 (quello più spesso necessario solo se nella zona nuotano anche le ricciole o grandi alletterati).

La frizione va tarata su valori alti poichè la palamita è molto combattiva; gli esemplari di grosse dimensioni sono difficilmente insidiabili con attrezzature leggere. La tattica che questo pesce adotta per tentare di liberarsi dall’amo, pre­vede una prima lunga fuga a mezz’acqua, seguita da alcune brevi corse in più direzioni. Grande combattente in rapporto alla sua taglia, quando raggiunge la barca, la palamita riparte spesso velocemente ed è lì che molti pescatori si fanno rompere la lenza; che invece è capace di gestire questi rapidi affondamenti e scarti laterali potrà portare a guadino il pesce.

 

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