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La pesca dalle calette: le spiagge più piccole

La pesca dalle calette con fondale misto e profondo è particolarmente interessante. In questo articolo diamo informazioni che possono essere utili per la pratica della pesca a fonso dalla spiaggia. Le spiagge più piccole sono delle vere e proprie scuole di pesca. In questi spazi si concentra tutto ciò che il mare può offrire a noi amanti del surfcasting. Ma non basta allungare la mano per prendere. Per i più esperti questo ambiente è il luogo ideale per ingaggiare continue sfide; per i neofiti, è una vera lezione di pesca.

La pesca dalle calette: le spiagge più piccole

Arrivati alla baia che abbiamo scelto, prima di piantare frettolosamente picchetti e lanciare a casaccio, osserviamo la sua conformazione: la disposizione della lingua di sabbia rispetto ai promontori rocciosi, le postazioni di pesca migliori in funzione delle intensità delle onde e correnti, e delle condizioni meteo del momento, senza mai dimenticare le insidie, come scogli isolati che possiamo trovare sul fondo marino o le secche che si potrebbero intuire dal frangere delle creste.

I punti migliori dove lanciare i calamenti saranno macchie di sabbia tra gli scogli, ma facendo attenzione all’eventuale presenza di correnti che, se non contrastate da piombi da tenuta e fili sottili, possono far scarrozzare la nostra zavorra verso le rocce, finendo per fare arroccare i terminali sugli scogli. Tuttavia, capire da dove proviene la corrente vuol dire anche intuire dove si potrebbero trovare i pesci, visto che preferiscono mangiare stando rivolti con la bocca controcorrente;

Pescare dalle calette: informazioni utili

La casistica vuolealle punte dei promontori c’è sempre una corrente sostenuta che mantiene in sospensione le sostanze nutritive indispensabili per il pesce, azzurro e non solo. Se poi il fondale immediatamente davanti alla spiaggia diventa subito profondo, dai 10 ai 20 metri e oltre, si crea un microambiente ideale per ospitare molte specie diverse di pesci. La presenza di rocce e posidonia offre un sicuro rifugio a saraghi, corvine, cernie, murene, gronghi, donzelle, sciarrani, castagnole, dentici; il fondale sabbioso è più adatto a ospitare mormore, triglie, pagelli, pesci piatti e le sempre ambite orate.
Questi ambienti sono adatti anche a pesci come boghe, sugarelli, aguglie, sgombri, occhiate e leccia stella, alcuni dei quali presenti solo in periodi ben determinati dell’anno, che preferiscono passare il loro tempo stando un po’ in superficie e un po’ a mezz’acqua. Naturalmente, dove ci sono tanti pesci non possonomancare i predatori di taglia: spigole, serra, ricciole, lampughe e tunnidi, artefici della nostra felicità.

Quali canne da pesca serve avere su piccole spiagge?

Fatto il punto della situazione e scelta la zona in cui piantare i picchetti, passiamo alla fase operativa. Disponiamo l’attrezzatura in modo ordinato, evitando che possa essere di ostacolo in successive fasi della pescata.Se ti stai chiedendo quali canne da pesca possono servire (con quali mulinelli e fili a seguito) lasciaci premettere che su PESC.IT hai a disposizione la migliore scelta, perché qui proponiamo solamente quelle canne da pesca che sono provate e vanno bene.

L’attrezzatura di base per pescare a fondo dalle calette sarà fatta da una coppia di canne e mulinelli, da posizionare su un treppiede (sempre valido) oppure sui picchetti (ma metterli è più difficile quando ci sono i sassi.

A mare calmo opta per canne da 90-100 o 130 grammi di potenza massima lanciabile. A mare mosso sarà obbligatorio avere canne dai 170 grammi a salire, poiché ci consentiranno di gestire piombi che facciano buona tenuta sul fondo nonostante le onde.

Calette: strategie di pesca a fondo con mare calmo

Partiamo subito con lanci centrali ma a distanze diverse dal bagnasciuga, per sondare la pescosità del manto sabbioso. Nel caso non si avverta nemmeno una tocca oppure se l’impressione è che i pesci siano più lontani, conviene provare con lanci precisi al confine tra sabbia e roccia: il modo migliore per far comunque carniere, andando a verificare se i padroni di casa sono in tana oppure si aggirano negli immediati dintorni per procurarsi il “pane quotidiano”.

Le esche da portare con sé per un’uscita sulla spiaggia della baia sono molte, ma è sempre meglio iniziare con quelle autoctone, ovvero quelle che si possono trovare direttamente sul fondo e che rappresentano l’alimento abituale delle nostre prede. Parliamo di bivalvi, oloturie e paguri in primis, ma anche di gamberi, granchi, patelle e altri molluschi. Senza dimenticare i soliti anellidi (arenicola in testa) e il bibi, parente dell’oloturia.

La pesca dalla piccole spiagge quando il mare è camo

In condizioni di mare calmo, sarà bene usare terminali ultraleggeri e che sott’acqua si vedano il meno possibile, per non insospettire il pesce. Inoltre, è utile che almeno un calamento sia armato con un flotterino, cioè un galleggiante di piccole dimensioni a forma sferica o oblunga, tipo pallone da rugby, ideale per insidiare anche le specie di mezz’acqua.

Nella pesca leggera si usano canne da beach ledgering, lunghe 4-5 metri con range di potenza da 30 a 80 grammi che, per la loro leggerezza, sensibilità ed elasticità, ci consentono di affrontare anche prede dal chilo di peso in su, se i nostri mulinelli di taglia 4000-6000 sono caricati con un buon filo dello 0,20.

Come shock leader sarà bene montare un multifibre dello 0,16, sia per la sua sottigliezza sia perché, contrariamente ai monofili in nylon, non si allunga. Inoltre, un multifibre di questo diametro ha già un buon carico di rottura che ci permette di lanciare con disinvoltura 80 grammi senza rischi.

Per quanto concerne la terminalistica (cioè le montature), i migliori risultati arrivano da tutte le varianti con piombo terminale a fondo lenza e lunghezze dei braccioli (uno o due) per quanto possibile importanti. Agli snodi, del tipo fast-c o similari, si connettono braccioli di spessore compreso tra lo 0,16 e lo 0,20; solo se cerchiamo orate usando inneschi voluminosi è ragionevole salire fino a uno 0,26. Gli ami più impiegati variano tra i numeri 8 e 12.

Pescando su un fondale misto sabbioso-roccioso, come filo da imbobinare sul mulinello possiamo usare anche un buon multifibre resinato o siliconato dello 0,12- 0,16, evitando di mettere lo shock leader. Così facendo, guadagniamo in sensibilità, riuscendo a sentire pure le tocche più leggere, e anche in velocità nel distaccare il piombo dal fondo, evitando di finire incagliati. Ma non tutto è positivo: se il nostro multifibre incontra sulla sua strada una roccia tagliente, ha più probabilità di spezzarsi rispetto al nylon, essendo più rigido. Un accorgimento intelligente per evitare che questo accada quando si pesca su un fondale misto è non recuperare subito il piombo dopo il lancio. Meglio mettere delicatamente la lenza sotto tensione, evitando di far muovere il piombo.

Calette e pesca con le esche vive

Se le nostre mire sono rivolte soltanto ai predatori, il vivo è la scelta principe, meglio se catturato in zona. Il miglior sistema di pesca è quello della teleferica. La lenza madre deve essere dello 0,40-0,50 e senza shock leader. Una volta che abbiamo catturato il pesce esca (ottimo il solito muggine), mettiamolo in un secchio pieno d’acqua di mare, in modo da tenerlo in vita. Inoltre, sarà meglio eseguire tutte le operazioni di innesco tenendo il nostro vivo sempre dentro il secchio d’acqua. L’amo va innescato sottopelle sul dorso, subito al di sotto della pinna dorsale.

Se la taglia del pesce è inferiore ai 200 grammi, basta un solo amo; se è più pesante, meglio utilizzare un altro amo detto “a scorrere”, perché si può variare la sua posizione, in base alla lunghezza del pesce, anche al di sotto della pinna caudale. Durante queste operazioni è importante ledere il meno possibile gli organi vitali del pesce, altrimenti durerà molto poco.

Il terminale di collegamento tra lenza ed esca è un moschettone in acciaio senza girella con carico minimo di 40 libbre, agganciato in modo da scorrere lungo la lenza stessa. Al moschettone leghiamo un terminale del migliore fluorocarbon lungo 1 metro dello 0,40-0,50, cui vengono legati 40 centimetri di cavetto d’acciaio termosaldante da 30 libbre, che porterà 1 o 2 ami dell’1/0. Al termine della sua corsa lungo la lenza madre, il moschettone incontrerà un grosso salvanodo in silicone o gomma subito a ridosso del piombo. In merito a quest’ultimo, anche a mare calmo useremo una zavorra da tenuta di almeno 150 grammi, in modo da non scarrocciare troppo in fase di abboccata del pesce, favorendo così la sua ferrata. Effettuate tutte le procedure di innesco, è giunto il momento di “liberare” la nostra esca in mare, sperando che si allontani rapidamente verso il largo… e verso il suo destino.

 

Calette: strategie di pesca a surfcasting con mare mosso

Con situazione di mare mosso, la pesca dalle piccole spiagge deve cambiare. Resta valido lo spinning (pesca a lancio con gli artificiali) se troviamo postazioni sicure ed un poco sopraelevate. Tuttavia in questo articolo vogliamo dare info utili per la pesca a fondo che, nelle situazioni dette di “mare formato”, diventerà surf casting! La faranno da padrone i predatori come la spigola e i grufolatori “qualificati” come i saraghi, che si troveranno nella loro condizione ideale.

Per la ricerca dei pesci predatori però la teleferica sarà più complicata da mettere in atto, e resteranno migliori altre soluzioni che ti spieghiamo di seguito. In queste situazioni è d’obbligo attrezzarsi con canne e mulinelli potenti, come da manuale di surf casting.

Usiamo canne da surfcasting abbastanza lunghe da 4,5-5 metri con range di potenza da 150 grammi in su: la lunghezza necessaria per scavalcare con la lenza madre il moto ondoso sotto risacca, così da evitare lo “spiombamento” della nostra zavorra. Infatti, se l’onda intercetta la nostra lenza, finirà con il trascinarla fino al distacco del piombo dal fondo. Se la nostra distanza di pesca è di circa 40 metri da riva, meglio scegliere mulinelli della misura 7000-14000 caricati direttamente con lenza madre dello 0,35 – 0,45 (senza shock leader), oppure con un più sensibile trecciato misura 0,16 con shock leader in nylon 0,50.

I calamenti (montature) migliori da usare in queste condizioni sono lo short rovesciato e l’intramontabile pater noster, il terminale a due braccioli corti da sempre utilizzato forse anche in riferimento al nome: nonostante tutto il nostro impegno, un intervento… divino per la riuscita di una battuta di pesca è spesso indispensabile!

Quali terminali da surf casting fanno pescare meglio?

Lo short rovesciato ha uno snodo posto in media a un metro di distanza dal piombo e un terminale lungo 80 centimetri, armato con amo a occhiello dritto o beak dal numero 4 al numero 1/0, in base alle dimensioni di esca e pesci.

Un calamento ideale per insidiare la spigola proprio perché la lunghezza consente all’esca di disporsi in corrente. Il pater noster, invece, ha due snodi. Il primo a 5 centimetri dal piombo, il secondo a 40 centimetri dal primo. La lunghezza dei braccioli varia dai 10 ai 20 centimetri. Entrambi con ami dal numero 6 al 2. Calamento dedicato ai grufolatori come il sarago, per via della vicinanza dell’esca al fondo.

La scelta del diametro del monofilo per i due calamenti dipende dalla turbolenza, dal tipo di esca e dalle dimensioni dei pesci. In linea di massima, useremo diametri tra lo 0,25 e lo 0,40. Se inneschiamo una sarda o un calamaro, servirà un terminale almeno dello 0,35-0,40, sia per il loro peso, che porterebbe all’ingarbugliamento del filo con un diametro inferiore, sia perché sono esche dedicate a grossi pesci. Con un bibi o un americano, invece, va bene anche uno 0,25.

Informazioni utili sulla scelta dei piombi da pesca

I piombi dovranno essere rigorosamente da tenuta, come piramidi, coni e spike. La grammatura dipenderà dalla turbolenza. Il rapporto tra il diametro della lenza madre e dello shock leader è direttamente proporzionale al piombo: maggiore il diametro dei fili, più pesante il piombo; questo perché monofili di volume più elevato comportano una resistenza maggiore al moto ondoso, generando un “effetto vela” che può impedire al terminale di rimanere in pesca.

Se abbiamo un mare da vero surfcasting, con vento forza 6, possiamo usare una madre 0,40 senza shock leader con un minimo di 200-250 grammi di piombo da tenuta, oppure uno 0,20 e uno shock leader in multifibra dello 0,20 con un piombo da tenuta di 130-150 grammi. Un forte vento può sradicare una quercia secolare, ma difficilmente strapperà il filo d’erba dal suolo, perché questo si flette.

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