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La pesca dal gozzo

Dislocante, con la prua e la poppa a punta (o quasi, riferendosi alla poppa). Il gozzo può essere una buona barca da pesca? Ne parliamo in questo articolo. E partiamo dalle caratteristiche costruttive.

La pesca dal gozzo

La forma del gozzo gli permette di affrontare il moto ondoso in maniera eccellente; poco importa che arrivi dalla parte anteriore, al mascone, o da quella posteriore.

Nonostante un minor impiego rispetto al passato, i gozzi che hanno origini antichissime, sono ancora attuali; la loro taglia va aumentando oggi anche con modelli di lusso che rievocano il fascino della Dolcevita.

La stabilità del gozzo è notevole, attributo derivante dalla presenza di un buon pescaggio; e non è un caso se i pescatori di professione lo usano da sempre proprio per avere lo stesso margine di sicurezza in tutte le situazioni di mare: spesso, infatti, le condizioni del mare mutano rapidamente durante l’arco della giornata.

Metacentro: il segreto del gozzo

Il gozzo ha metacentro altro a favorire la coppia raddrizzante quando si inclina, questo gioca in suo favole. Ha chiglia situata a “buona profondità” rispetto alla superficie dell’acqua, e ha generalmente le murate piuttosto alte rispetto alla superficie dell’acqua, per poter usufruire di una navigazione quanto più sicura e asciutta possibile. Il materiale migliore per la costruzione di questo natante è il legno, ma un natante così realizzato, oltre ad aver bisogno di un’accurata manutenzione, risulta piuttosto pesante e rende indispensabile il possesso di un posto barca. Una soluzione a tutti questi problemi potrebbe essere quella di acquistare un gozzo in VTR, che unisce alle consuete qualità marine la leggerezza, la trasportabilità con il carrello e una maggior resistenza all’usura. Il gozzo, di qualunque materiale sia costruito, consente il facile montaggio di tutte le attrezzature da pesca negli ampi spazi al suo interno.

Velocità: il punto debole

Potrà essere equipaggiato con motore entrobordo (in linea d’asse) oppure con fuoribordo. In ogni caso il gozzo non sarà mai un asso della velocità. Ma la pretesa da parte nostra sarebbe sbagliata nei confronti di una barca dislocante. La carena deve appunto spostar acqua nel suo avanzamento. Con un calcolo a “spanne” si può contare l’incremento di un nodo per ogni metro di lunghezza del mezzo. Potenze sovradimensionate, quindi, non procurano maggiori velocità massime, ma garantiscono buona andatura anche con carichi consistenti. Esistono gozzi dotati di uno scafo leggermente modificato, detto semi dislocante o semiplanante, che consentono velocità più sostenute.

La soluzione con motore entrobordo determina un costo di acquisto sensibilmente maggiore,  in più di un pari potenza fuoribordo: la prima soluzione però, è consigliabile solo se si utilizza il mezzo nautico (in termini di ore di moto calcolate nell’arco di un anno) oltre la semplice passione.

L’ultima considerazione riguarda le eliche dei motori fuoribordo: quando il pesce è sottobarca, la lenza potrebbe impigliarsi tra le eliche e creare situazioni molto pericolose; un danneggiamento dei motori in mare aperto è molto rischioso. Anche sotto questo punto di vista, il motore entrobordo rappresenta una scelta migliore nonostante sia più costoso.

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