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La pesca a passata

In questo articolo riportiamo informazioni utili per chi vuole approcciarti alla tradizionale pesca a passata. Azione di pesca, migliori canne da passata, mulinelli, fili e… pasturazione in base al punto di pesca prescelto.

Che infatti si tratti di prismata, raschio, avvallamento, tratto cittadino… le cose cambiano. Cambiano se vogliamo pescare bene, seguendo magari qualche astuzia della “vecchia scuola italiana”. L’esperienza dei nostri nonni non va sottovalutata. Così, anche oggi, in una “panorama della pesca” dominato dallo spinning, ecco un articolo che parla solo e soltanto della pesca a passata.

Per una pesca che si svolge grazie al richiamo della corrente poi, saper padroneggiare l’impiego delle pasture è importante.

La pesca a passata, e l’importanza della pastura

Scegliendo con criterio la postazione di pesca, persino i mesi freddi sanno regalare grandi emozioni, anche perché sarà ben difficile “prendere piccolo”… Barbi di taglia, nostrani e non, cavedani belli grassocci e breme grandi come padelle sono le prede cui miriamo. In inverno, tutte queste specie sostano nei punti più profondi dei fiumi: a ridosso delle massicciate dei grandi e piccoli corsi d’acqua, dove la corrente scava il fondo; nelle buche prima e dopo i raschi, dove il salto d’acqua crea un dislivello notevole; sotto il primo scalino dei tratti cittadini, spesso con sponde in cemento, che scendono veloci verso il fondo. In più, non trascuriamo i lunghi canali con sponde di cemento e non, dove spesso l’acqua ha qualche grado in più rispetto alla media e rimane pressoché costante, caratteristica che tiene i pesci abbastanza arzilli anche in condizioni proibitive. Per riassumere quanto finora elencato, basterebbe dire che bisogna cercare i punti più profondi del fiume, grande o piccolo che sia.

La canne da pesca a passata

Lo abbiamo detto, in questo periodo si prende grosso. Di conseguenza, la nostra attrezzatura deve essere pensata proprio tenendo in considerazione questa ottima previsione. Per esempio, se volessimo tentare i forzuti barbi spagnoli che ormai nuotano in molti corsi d’acqua italiani, dovremmo armarci di canne potenti, le versioni “heavy” delle bolognesi, e utilizzare lenze robuste, almeno un nylon dello 0,16. Stessa cosa se miriamo alle breme. Al contrario, se ci interessano i cavedani e i barbi nostrani, più diffidenti e scaltri, dovremo rivedere le dimensioni del finale, scendendo anche a uno 0,10 o, nel caso pescassimo in acque molto limpide, addirittura a uno 0,08 millimetri. Quest’ultima soluzione esige una buona canna parabolica e grande padronanza della frizione, per tenere a bada i pesci più grossi con lenze tanto sottili.

Per la pastura useremo soprattutto bigattini, ed anche come esca per la pesca a passata. E per utilizzarli al meglio non basta lanciarli in acqua a caso: in base alla corrente e all’ambiente di pesca, ci sono almeno tre modi per utilizzarli in maniera più razionale, aumentando le probabilità di catturare bene.

“Pagliette” piantate sul fondo

Nei fiumi di media portata con fondo in ghiaia spesso si formano grosse buche prima o dopo un raschio. Come pasturare qui? Teniamo presente che, proprio per il salto d’acqua e la grande profondità, la corrente perde la sua irruenza e rallenta, ragion per cui basta una semplice paglietta di bigattini per garantirsi la giusta scia di pastura, né troppo veloce né troppo lenta, condizione imprescindibile per tenere i pesci inchiodati sul filo della nostra passata. In particolare, nelle buche che precedono un raschio, le larve seguono la corrente fino a creare una nuvola di vermetti in fondo alla buca, proprio ai piedi del crinale prima del raschio dove la corrente gira su se stessa… il punto migliore dove insistere con una trattenuta.

In questi casi, la paglietta piena di soli bigattini è il metodo di pasturazione migliore, perché la corrente non è esasperata e le larve razzo, fuoriuscendo dai buchi della paglietta, non “volano” via a razzo portandosi dietro i pesci a valle della nostra passata.

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Quando, invece, siamo a pescare a passata in grandi fiumi di pianura, lì dove il fondo scende parecchio subito dopo il primo scalino del fondo pescheremo i barbi e cavedani barbi e cavedani. Potrebbe essere una buona idea quella di pasturare con sfere pressate di pastura con bigattini morti.  Sappiamo che lì la competizione alimentare farà agitare barbi e cavedani. I pesci sfalderanno la pastura ma i bigattini morti rimarranno più a lungo sul punto da pasturare. Ovviamente nulla ti vieta di usarli belli vivi ma… volevamo spiegarti questo “trucco del mestiere” di alcuni cannisti!

Cosa fare quando si pesca a passata lungo le prismate?

Lungo le cosiddette prismate dei fiumi di grande portata è facile trovarsi a pescare con correnti sostenute. Una accortezza vincente sarà quella di realizzare grosse retine, riempite di sfarinati ben compatti misti a bigattini vivi.

In questo modo, la pastura creerà una lunga scia di pastura dolce che non sfamerà i pesci ma li costringerà a risalire verso la paglietta che intanto donerà lentamente qualche bigattino, la parte più sostanziosa del nostro richiamo.

È importante pressare bene la pastura nella rete, proprio per allungare i tempi di scioglimento dello sfarinato stesso e anche la fuoriuscita dei bigattini. Con questa strategia terremo i pesci con il muso piantato dietro la paglietta, pronti a inghiottire le larve che poco alla volta si libereranno “dall’impanatura” e dalle maglie della paglietta. Tra l’altro, le retine sono così grosse anche perché miriamo a pesci grandi e voraci come i grossi barbi spagnoli, Non ci resta che passare con la nostra esca proprio a ridosso della paglietta… e il gioco è fatto.

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