Pesc.it

Nylon

Vogliamo dare molte informazioni utili per conoscere i fili da pesca in nylon. Può sembrare un argomento semplice, invece è giusto approfondirlo perché per un appassionato di pesca sportiva la lenza è una cosa essenziale per riuscire a prendere pesci. Il grande blog del negozio di pesca online PESC.IT non poteva assolutamente trattare con superficialità questo argomento.

Fili da pesca in nylon

Per approfondire appieno tutto quello che devi sapere sui nylon da pesca (termine che si può anche italianizzare in nailon) inizieremo parlando dei materiali, del modo in cui vengono fatte le lenze, e poi daremo indicazioni specifiche per le singole tecniche di pesca. In particolare ci concentreremo sul surf casting perché è la tecnica che più delle altre è esigente con i nylon da caricare nella bobina del mulinello (per via dei lanci esasperati e delle torsioni nei lunghi recuperi).

Se invece ti serve stavi cercando il migliore fluorocarbon, clicca sul link.

Come si sceglie un monofilo da pesca?

Iniziamo una trattazione sul monofilo di nylon che parta dalle basi per arrivare anche ai concetti fisici che determinano le qualità di un filo e i suoi difetti. Allargheremo il panorama a tutti quelli che sono i possibili impieghi di un nylon nel surfcasting, e quindi non solo in qualità di shock leader ma anche come lenza madre in bobina o, ancora, come parte che compone il calamento.

A seconda dell’impiego che ne dovremo fare nella pratica, infatti, il monofilo dovrà rispondere a determinate esigenze. Per fare esempi concreti ci sono nylon che tendono ad “arricciarsi” e usarli per i finali sarebbe un grave errore.

Ci sono monofili duri e usarli in bobina frenerebbe i nostri lanci.

Ci sono lenze con una superficie trattata per resistere all’usura e altri particolarmente trasparenti.

Cercheremo di trattare di tutto ciò senza consigliare nessuna marca o modello in particolare, sperando che la cosa sia gradita.

Wallace Carothers inventò il primo nylon nel 1935

Anche se con la pesca tutto questo c’entra relativamente è interessante sapere che il monofilo che riempie ogni giorno le nostre bobine sia un prodotto relativamente recente, che dal dopoguerra in poi si è evoluto in maniera impressionante. Il primo nylon, battezzato “nylon 6,6” fu ideato nel 1935 da Wallace Carothers alla DuPont di Wilmington, in Delaware (negli Stati Uniti). Carothers, direttore di un reparto di chimica organica, fu il primo a capire che il prodotto della polimerizzazione per condensazione di esametilendiammina e acido adipico poteva essere utilizzato in mille modi dall’umanità. Anche se non ha mai pensato alla pesca, forse oggi è il caso di rivolgergli un “ideale” piccolo grazie.

Nylon: caratteristiche utili per chi pesca

1.      Diametro

La veridicità del diametro è un fattore importante per chi sceglie importante quindi, deve rispecchiare al dichiarato per essere certi che la lunghezza possa  riempire la bobina del mulinello senza spreco eccessivo. La gran parte delle migliori marche dichiara la sezione con uno scarto intorno al 5 per cento, mentre altre arrivano anche 10 per cento. L’unico modo per avere un dato concreto è quello di misurare la sezione con un “micrometro” che si può acquistare in qualsiasi ferramenta. Alcuni fili, pochi per fortuna, presentano una superficie irregolare. Ce ne possiamo accorgere ruotandoli tra il dito indice e pollice: la sezione non sarà perfettamente arrotondata e questo comporterebbe problemi di allungamento eccessivo o troppa memoria, con riccioli incontrollabili.

2.      Colorazione

La bontà di un monofilo riguarda un’insieme di elementi particolari i quali devono far fronte a una serie di esigenze meccaniche. La colorazione del nylon avviene tramite sostanze chimiche chiamate mono-bi o trisolfoniche che vengono inserite durante la polimerizzazione, ovvero quando la pasta di nylon è ancora allo stato di gel, prima di essere fatta a granelli solidi. La colorazione finale del pellet di nylon dipenderà dalla coesione risultante dal numero del ph dello stesso con quello della tintura (tendenzialmente acida). Alcuni fili “stingono”, nel senso che la loro colorazione tende ad attenuarsi. Questo fenomeno dipende dalla penetrazione del colorante ma non per questo può influire sulle caratteristiche meccaniche del filo.

 

3.      Resistenza

Le nuove tecnologie hanno migliorato di molto la resistenza meccanica rispetto ai nylon di qualche anno fa. Per fare un raffronto concreto basta pensare che le bobine erano riempite con diametri notevoli, da 0,30 a 0,50 millimetri. Oggi per le stesse prede del surf (per citare una tecnica di pesca molto diffusa in Italia) possiamo permetterci di montare fili dal 18 in su. Un fattore importante della resistenza è la tenuta al nodo, ovvero il valore di carico di rottura che si riscontra quando sulla lenza c’è un nodo. Alcune volte, piuttosto rare, questo valore è dichiarato dal distributore, che lo riportata sulla confezione in chilogrammi o in libbre.

4.      Memoria

La bassa memoria meccanica, consente di avere un arricciamento contenuto del filo (per intenderci le temute “parrucche”). Questa proprietà è data dalla morbidezza del filo che, in fase di fusione si ottiene con un particolare trattamento siliconico. Procedimenti di questo tipo permettono di ottenere un filo con pochi “vizi” di deformazione. Si può capire quanta memoria ha un nylon “stropicciandone” un metro e quindi svincolandolo e stirandolo delicatamente tra indice e pollice. Se ritornerà allo stato originale avrà una bassa memoria, se invece rimarrà deforme, avrà una memoria troppo alta per essere usato a surf.

Come si prova un monofilo?

La cosa più interessante quando si è acquistato un filo è quella di sapere se il suo carico di rottura è buono o meno. Ovviamente il valore preciso è indicato sulla bobina, questo si sa, ma la maggior parte di noi, da gente curiosa come effettivamente siamo noi appassionati di pesca è avida di paragoni e, per dirla breve… ama provare e criticare tutto. Per questo anche i pescatori esperti molto spesso non resistono dal fare un nodo sul nuovo filo e tirare con le mani fino alla rottura (sempre che il filo non sia troppo spesso).

Test del carico di rottura al nodo

Per eseguire al meglio l’operazione si taglierà un metro di monofilo, si farà un nodo semplice al centro e si avvolgeranno i capi intorno a ogni mano, portando le stesse a 15 centimetri circa dal nodo. La valutazione sarà poi opera del parere dell’esperto che nella sua “carriera” di fili ne ha rotti tanti e sa cosa aspettarsi… sembrerà banale ma possiamo dire che la cosa sia vera, con le dovute approssimazioni. Per chi desiderasse un metodo un po’ più “scientifico” proponiamo di seguito le operazioni da compiere. Leghiamo l’estremità di uno spezzone di filo a un gancio fissato al muro, e l’altro al gancio di un bilancino da pesca, di portata adeguata al peso che ci aspettiamo possa raggiungere l’ago indicatore (a meno che non sia digitale, cosa anche migliore). Realizziamo un nodo semplice a metà spezzone, sempre a 50 centimetri se lo spezzone è da un metro.

A questo punto si tira il bilancino (tecnicamente un dinamometro) in modo progressivo tenendo d’occhio l’ago indicatore.

L’esatta tenuta al nodo quando si ha quando il filo si rompe.

Prima abbiamo accennato che le bilancine digitali sono migliori perché hanno modo di tenere in memoria il valore del peso massimo che hanno registrato.

Quando non si hanno tanti anni di esperienza alle spalle è impossibile saperla lunga in fatto di nylon ma questo non può essere certo una colpa. Tralasciando le lunghe descrizioni e i numerosi consigli che sono disseminati qua e là nelle pagine dedichiamo ora qualche riga al momento dell’acquisto. Mai farlo a casaccio!

In questa categoria dell’e-commerce PESC.IT trovi pochi fili perché sono stati selezionati per darti alta qualità al miglior prezzo.

Questi fili sono ottimi e sono subito disponibili. Puoi metterli nel carrello e completare l’ordine: noi te li spediremo velocemente.

Non è stato trovato nessun prodotto che corrisponde alla tua selezione.
Carrello